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Iniziamo la nostra discussione sull’economia Francescana guardando alcuni dettagli del dipinto
allegorico sulla Povertà nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. Il dipinto è attribuito a Giotto o meglio alla Scuola di Giotto ed è datato intorno al 1334.

K O I N Ō N I A
_ …insieme nel cammino
CONFERENZA DEGLI ASSISTENTI SPIRITUALI GENERALI
OFS-GIFRA

 

2020 – 4                                                              27° ANNO                                                                n.108

FRANCESCANI SECOLARI IN TEMPI DI GRANDI CAMBIAMENTI
Economia Francescana per i Secolari
Fr. Alfred Parambakathu OFMConv

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Iniziamo la nostra discussione sull’economia Francescana guardando alcuni dettagli del dipinto
allegorico sulla Povertà nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. Il dipinto è attribuito a Giotto o meglio alla Scuola di Giotto ed è datato intorno al 1334.
La scena è il mistico matrimonio della Signora Povertà con San Francesco, benedetta da Gesù. Francesco è raffigurato mentre dona la fede nuziale alla Signora Povertà. Ma se si osserva chiaramente, si può scoprire che la Signora Povertà non tiene la fede nuziale per se stessa, ma la dona alla virtù della Speranza (Spes). Ciò che lei riceve sulla sua mano destra, lo dà in dono con la sua mano sinistra. Lei non riserva nulla, neppure la cosa più intima, per se stessa.

C’è anche un altro particolare importante nell’allegoria della Povertà, dove un giovane (il giovane Francesco prima della sua conversione) dona il suo mantello a un povero, rispondendo positivamente all’invito dell’angelo a partecipare al matrimonio.

 

 

In questa immagine vediamo che l’abito che il giovane dona ai poveri viene portato da un angelo alle mani di Dio. Un altro angelo porta una casa alle stesse mani. La casa è raffigurata con alcuni terreni agricoli e un albero, frutto del lavoro. Significano che quando i bisogni di base (cibo, riparo, lavoro e vestiario) sono dati ai poveri, vanno a Dio.

 

 

Tenendo a mente queste tre immagini, iniziamo la nostra discussione sulla “Economia Francescana per i Secolari”. L’obiettivo del nostro studio è quello di prestare attenzione alla dimensione relazionate della nostra vita economica e sociale in cui la persona umana è rispettata nella sua dignità. La nostra attenzione si limita a vedere come un francescano secolare può rispondere alle sfide dell’attuale crisi economica, aggravata dalla pandemia di Covid-19, che ha paralizzato gran parte delle attività economiche in tutto il mondo.

1. San Francesco e l’economia

Ci si potrebbe chiedere che cosa può dire San Francesco d’Assisi, altrimenti noto come il “piccolo Poverello”, circa l’attuale economia globale. Come può il santo di Assisi diventare un modello per i secolari nella loro vita economica? Non è una contraddizione parlare di Francesco in relazione all’economia?
In realtà non è una contraddizione perché Francesco, figlio di Pietro Bernardone, prima della sua conversione, era in contatto con il mondo del denaro, del profitto e degli affari del mercante.
Molto era stato scritto sul concetto di frate Francesco riguardo all’uso del denaro e della proprietà in relazione alla sua povertà. E in questo decennio possiamo comprendere molto di più in relazione all’economia francescana.
È stato dimostrato che già prima del tempo di Francesco, una grande attenzione era prestata al significato etico delle attività dei mercanti. Gli “interessi” su un prestito, anche a tassi molto bassi, venivano giudicati come guadagno illecito ed etichettati come il peccato di “usura”. Si sosteneva che ogni guadagno che l’usuraio faceva era peccaminoso anche se i profitti erano investiti con prestiti in altre attività pur lecite in sé stesse1. La maggior parte degli autori medievali condannò la pratica dell’usura perché rappresentava la forma più estrema di accumulazione. “Non è il denaro che è sterile, ma un certo modo di usarlo, vale a dire quando non beneficia al benessere comune”2.

1.1 La questione dell’utilizzo del denaro

Francesco d’Assisi è visto come un modello ispiratore per il modo francescano di comprendere un’economia libera e fraterna. Piuttosto che concentrarsi su questioni economiche pratiche, indica l’esperienza e le intuizioni che hanno fatto da sfondo alla riflessione sull’economia fatta dai seguaci di Francesco nel XIII, IIV e XV secolo. Gli Scritti di Francesco mostrano chiaramente la sua rigida proibizione del denaro (Regola non bollata (Rnb) II,7; VIII,3-12; Regola bollata (Rb) IV; V,3).

Ritroviamo lo stesso atteggiamento di Francesco anche nelle fonti agiografiche dove equiparava il denaro con il letame (2Celano 65-66; 77; Leggenda di Perugia 30) e con un diavolo e serpente velenoso (2C 68). Contraddicendo la mentalità di chi suppone che tutto si possa comprare con il denaro, Francesco proibisce ai suoi frati di accettarlo anche come pagamento per il loro lavoro. Curiosamente, pur rifiutando rigorosamente il denaro, Francesco lascia il concetto di necessità aperta e imprecisa (Rb V,3; Rnb VII, 7). Questo contrasto sembra indicare che la misura e lo scopo del lavoro e dell’intera economia non è il capitale, ma la persona umana e i suoi bisogni mutevoli. Pertanto, la quantità di beni materiali che i francescani accettano dagli amici spirituali dipende “secondo i luoghi e i tempi e le fredde regioni” (Rb IV,2; Rnb II,7) “ma non accettino monete o denaro”.
Le ragioni del divieto dell’uso del denaro non sono immediatamente chiare. Diverse teorie sono state proposte tra cui che Francesco avesse avversione personale per il denaro o monete. Reagendo al suo passato come il figlio di un ricco mercante, Francesco e i suoi compagni cercano di reagire al sistema monetario della loro società, ecc. Un argomento più convincente degli studi contemporanei è che, “Francesco e i suoi frati miravano a raggiungere una dimensione della vita umana in cui i beni possedevano un valore per l’uomo indipendentemente dalla misurabilità con riferimento al denaro. Vivendo secondo la Regola, senza appropriazione e senza denaro, essi mostrano la possibilità di un atteggiamento radicalmente diverso verso il mondo il quale “usa” (il denaro) per soddisfare i bisogni degli esseri umani”3.

1.2 Verso soluzioni pratiche

I primi frati che si unirono a Francesco furono un dono inaspettato e non ricercato. È stato il Signore a dargli dei Fratelli! Era, tuttavia, un dono che ha comportato nuovi problemi organizzativi di peso considerevole. Per un gruppo di persone, infatti, quello del cibo e dell’abbigliamento diventa un problema urgente. I frati dovevano pur vivere e così hanno dovuto trovare alcune soluzioni pratiche.

1.2.1 Lavoro Manuale

I frati presero allora una decisione importante: decisero di sostenersi con il lavoro delle proprie mani, esercitando la professione che avevano imparato prima di lasciare tutto per raggiungere il figlio di Pietro Bernardone, purché si trattasse di una professione che non fosse dannosa per la salute dell’anima e che potesse essere onestamente esercitata.4 I frati continuarono a fare il lavoro che facevano prima. Ma non tutti potevano farlo. Per esempio, l’opera che Francesco conosceva richiedeva una gestione continua del denaro o quella di Bernardo, l’attività principale dei nobili, era la guerra. Sia Francesco che Bernardo non conoscevano alcuna arte: non erano né falegnami né muratori. Quindi molto probabilmente hanno adottato, per vivere, il lavoro non specializzato dell’agricoltura5 e solo quando non potevano sopravvivere con il lavoro manuale, si raccomandava di chiedere l’elemosina (Rnb VII,8; Testamento 22).

1.2.2 Amore fraterno

La vita precaria dei primi Fratelli come “pellegrini e stranieri in questo mondo”, “senza nulla di proprio, né casa, né luogo, né alcuna cosa” (Rb VI, 1-2) ha reso necessario pensare a coloro che sono caduti malati. Come possiamo provvedere ai fratelli malati? La soluzione che hanno trovato è stata l’amore fraterno e la cura prestata come comunità. Così Francesco scrisse: “Se qualcuno dei fratelli cadrà malato, dovunque si trovi, gli altri fratelli non lo lascino, se non sia stato prima designato uno dei fratelli o più d’uno, se sarà necessario, che lo servano, così come essi stessi vorrebbero essere serviti” (Rnb X, 1). L’attenzione di Francesco si concentrava sull’amore fraterno reciproco; “…perché, se la madre nutre ed ama il proprio figlio carnale, con quanto più amore deve uno amare e nutrire il suo fratello spirituale! (Rb VI, 8).
Così le sfide causate dalla scelta di vivere senza proprietà, lontano dal pensiero socioeconomico del loro tempo, i primi frati hanno cercato di risolverle con il lavoro manuale e vivendo in fraternità. È importante che tutti i francescani tengano presente questi aspetti perché, oggi, generalmente si ritiene che lo scopo principale dell’attività economica sia la massimizzazione della ricchezza e questo esclude la possibilità di rapporti liberi e fraterni. Il mercato è concepito come una guerra, in cui ognuno difende il proprio interesse senza minimamente pensare agli altri.

2. Francescani attraverso i secoli

Fin dall’inizio della loro origine i francescani sono stati coinvolti nella vita della gente di tutte le condizioni sociali. Tutta la famiglia francescana, nel corso della sua storia di 800 anni, ha contribuito in modo significativo alle sfide sociali ed economiche di tempi e spazi diversi. La presente mostra al Sacro Convento di Assisi, intitolata “Mostra di frontiera tra storia, sociologia, teologia ed economia” in vista dell’incontro internazionale di “Economy of Francesco”, è una chiara manifestazione dell’impegno dei Francescani per l’economia6.

2.1 Il Monte della Pietà: Un segno concreto di coinvolgimento sociale.

La crescita socio-economica, che aveva avuto luogo in Europa dall’XI secolo, fu interrotta a metà del XIV secolo. La guerra dei Cent’anni (tra Inghilterra e Francia 1335-1453), la Peste Nera (1348) e la crisi economica (iniziata a Firenze nel 1341) causarono un declino del 30% della popolazione dell’Europa Occidentale (scesa da 54 a 37 milioni di persone, tra il 1340 e il 1450).
Qual è stata la risposta dei francescani? Hanno cercato di illuminare questa situazione economica riprendendo e diffondendo le riflessioni di Pietro di Giovanni Olivi (1248-1298)7. Olivi ha sempre sottolineato la dimensione sociale in relazione alle questioni economiche e ha insistito sulla carità come principio regolatore delle relazioni comunitarie. La comunità nel suo complesso è la vera protagonista quando si tratta di fissare il giusto prezzo e profitto. Chi accumula ricchezza e dà priorità al proprio beneficio sta minando le fondamenta della vita in comune. Olivi fa una netta distinzione tra l’usuraio, sempre riprovevole, e l’onesto mercante. Le sue idee aprirono la strada alla fondazione del “Monte della Pietà”.

L’istituzione del “Monte della Pietà” – la cui prima fondazione avvenne a Perugia nel 1462 -, fu idealizzata e diffusa da francescani come Bernardino da Feltre (1439-1494), Giacomo della Marca (1394 – 1476), Alberto da Sarteano (1385 – 1450), Giovanni di Capestrano (1386 – 1456) e molti altri frati. Il modello del “Monte della pietà” è citato in particolare da Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Caritas in veritate (n.65) sono considerati la “prima grande istituzione dell’economia civile”. Tuttavia, va notato che l’invenzione del Monte di Pietà, un’istituzione che presta piccole somme di denaro, segna la transizione dei frati da una valutazione morale della pratica economica espressa in trattati, manuali di confessione e prediche, al sostegno attivo di un istituto credito.
Anche se la gestione effettiva del Monte è stata affidatoa alla comunità civica, i frati condussero campagne di predicazione a favore della loro fondazione e del loro finanziamento, redassero i loro statuti e difesero la nuova istituzione dalle critiche esterne.

Fin dai loro inizi, nella seconda metà del XV secolo, i Monti furono organizzati secondo due diversi modelli. Alcune fondazioni hanno richiesto un importo aggiuntivo fisso (di solito circa il 5% su base annuale). Altri Monti, al contrario, non prevedevano eccedenze. Il primo modello fu duramente attaccato per lo più da parte di membri di altri ordini religiosi (domenicani e agostiniani), che accusavano di istituzionalizzare l’usura, anche se i Monti nacquero proprio per combatterla.
I sostenitori della nuova istituzione controbatterono che l’eccedenza non poteva essere considerata un tasso d’interesse usurario, ma era piuttosto una partecipazione ai costi di mantenimento dell’istituzione. I Monti meritavano di essere sostenuti, perché – pensarono i loro sostenitori – grazie a questa istituzione i “meno poveri tra i poveri” potevano essere liberati dalle loro difficoltà e non rischiavano di cadere preda dell’avidità dei veri usuari, che erano per lo più identificati con usurai ebrei. I toni fortemente antiebraici della propaganda francescana a favore dei Monti, oltre ad innescare attacchi e persecuzioni contro le comunità ebraiche, sono molto controversi tra gli attuali studiosi8.

2.2 I Francescani secolari dei tempi moderni

In tempi moderni il modello francescano di economia enfatizza l’importanza dei valori comunitari, relazionali ed etici. Francescani secolari come Frédéric Ozanam (1813-1853), Léon Pierre Louis Harmel (1829-1915), Giuseppe Tonino (1845-1918), Giuseppe Tovini (1842-1897) e Eurosia Barban (1866-1932) hanno tutti contribuito, a modo loro, alla tradizione francescana della vita socio-economica9. Le nuove iniziative come la “Banca dei Poveri” (Grameen Bank) fondata da Muhammad Yunus (Originario del Bangladesh e vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 2006), l’Economia di comunione (EdC) fondata in Brasile, nel 1991, da Chiara Lubich (anch’essa francescana secolare) riprende la tradizione francescana, che difende la necessità di una stretta unione tra le virtù personali del mercante e l’utilità sociale del suo lavoro.

2.3 L’attuale Regola dei Francescani Secolari

Tutta la tradizione evangelica e Francescana sull’economia è magnificamente sintetizzata nell’attuale Regola dei Francescani Secolari. Leggiamo nell’Art. 11: “Cristo, fiducioso nel Padre, scelse per Sé e per la Madre sua una vita povera e umile, pur nell’apprezzamento attento e amoroso delle realtà create; così, i francescani secolari cerchino nel distacco e nell’uso una giusta relazione ai beni terreni, semplificando le proprie materiali esigenze; siano consapevoli, poi, di essere, secondo il Vangelo, amministratori dei beni ricevuti a favore dei figli di Dio. Così, nello spirito delle “Beatitudini”, s’adoperino a purificare il cuore da ogni tendenza e cupidigia di possesso e di dominio, quali ‘pellegrini e forestieri’ in cammino verso la Casa del Padre.” Qui abbiamo tutte le componenti fondamentali della spiritualità Francescana. Cerchiamo di vivere in questo spirito.

3. “L’Economia di Francesco”

Alcuni nomi colpiscono ancora una volta in tutto il mondo: San Francesco, Papa Francesco, giovani economisti e Assisi. Tutto questo a causa dell’evento internazionale “The Economy of Francesco” che si è svolto ad Assisi il 19-21 novembre 2020. Più di un singolo evento storico, è stato come un movimento che ha coinvolto più di 3.000 giovani economisti e imprenditori di 115 paesi e ha condotto più di 300 incontri preparatori in tutto il mondo. Come affermato nella pagina ufficiale, “l’Economia di Francesco è un movimento di giovani con volti, personalità e idee, che è presente e in crescita in tutto il mondo al fine di cambiare l’economia attuale e dare un’anima all’economia di domani”10. Questo è un passo avanti nello spirito della “Laudato Si”, che una nuova ecologia è possibile solo insieme ad una nuova economia – se abbiamo una sola ‘casa comune’, allora un ‘ecologia integrale’ non è possibile senza un ‘economia integrale’. Ora, più che in qualsiasi altro momento, sentiamo che tutto è collegato: l’ambiente, l’economia e gli esseri umani.
E’ anche importante sottolineare che il prossimo anno l’Italia ospiterà “Youth 4 Climate” in collaborazione con l’Inghilterra in preparazione per Cop 26.

3.1 I poveri al centro

Il Papato di Papa Francesco, fin dall’inizio, ha posto al centro i “poveri” e la “periferia”. Nella lettera enciclica Evangelii gaudium, che è considerata la “Magna Carta” di Papa Francesco, dice, “Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli” (EG 48). La Chiesa non deve essere un “gruppo di eletti che guardano a se stessi” (EG 28), ma deve essere in grado di andare alle periferie anche a rischio di sporcarsi. Egli dichiara chiaramente;

preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade,  piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “Voi stessi date loro da mangiare” (EG, 49).

È alla luce di queste parole che i francescani secolari dovrebbero interpretare e trovare nuovi significati per le loro preoccupazioni economiche, sia nella loro vita personale che sociale. Nella sua nuova enciclica Fratelli Tutti, fermata sulla tomba di S. Francesco, Papa Francesco ribadisce la sua posizione a favore dei poveri;

…se si accetta il grande principio dei diritti che promanano dal solo fatto di possedere l’alienabile dignità umana, è possibile accettare la sfida di sognare e pensare ad un’altra umanità. È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffidenza nei confronti di minacce esterne. Perché la pace reale e duratura è possibile solo “a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana (127).

Sorprendentemente ritroviamo gli stessi temi come nella pittura del “allegoria della Povertà” di Giotto che abbiamo esaminato all’inizio del nostro studio – terra, casa, lavoro – e l’abbigliamento può essere visto come un’aggiunta in Giotto.

3.2 La Comunità come antidoto contro l’isolamento

Uno dei temi speciali durante l’evento internazionale di “Economy of Francesco” è stato l’importanza delle comunità locali nel guidare la vita di persone che altrimenti soffrono di isolamento. La recente relazione della Commissione europea sull’impatto dei cambiamenti demografici evidenzia che le persone vivono sempre più da sole e che il problema è particolarmente acuto nelle città: 40% a Milano, 50% a Parigi, 60% a Stoccolma. Con l’invecchiamento della popolazione europea, sempre più anziani vivranno da soli, specialmente le donne, data la loro aspettativa di vita più lunga11. Raghuram Rajan in un’intervista a Elena Molinari, fatta per Economy of Francesco, parlando del potere delle comunità locali dice che ogni infrastruttura costruita a livello nazionale dovrebbe concentrarsi sul collegamento delle comunità come centro delle attività.
Osserva “le Chiese hanno sempre svolto un ruolo enorme nella costruzione della solidarietà e il calo del numero dei fedeli l’ha indebolita. È importante rafforzare le organizzazioni storiche, ma anche trovare nuovi modi di riunirsi. Una delle malattie più difficili dell’età moderna è la solitudine: 27% degli anziani negli Stati Uniti vive da solo e non ha un posto dove incontrarsi… la comunità deve offrire un antidoto”12.

Ancora una volta è un richiamo ai francescani secolari per rafforzare le Fraternità locali come risposta alla crisi socio-economica del mondo attuale. È ciò che San Francesco raccomandava ai frati di fronte ai frati malati.

4. Alcune proposte pratiche

Nel proporre quanto segue abbiamo anche preso in considerazione il Final Statement dell’Economy of Francesco e la abbiamo adattata in modo pratico, guardando alla situazione di vita dei membri dell’OFS:

– Siamo amministratori dei beni comuni, proteggendo l’atmosfera, le foreste, i fiumi, la terra, le risorse naturali, la biodiversità e le sementi.

– Non offendiamo né rifiutiamo mai i poveri, i malati, le minoranze e le persone svantaggiate di ogni genere, perché la prima risposta alla loro povertà è rispettare e stimare ogni persona.

– Assicurarsi che ogni lavoratore che serve le nostre famiglie o uffici riceva un salario decente e sia garantito dalle politiche sociali di ogni paese.

– Cerchiamo di sapere dove vanno i nostri soldi quando investiamo in una banca. Come usano i miei soldi? Le banche che sostengo devono investire i miei soldi in progetti sociali. Il fine è importante.

– Cerchiamo di finanziare e aiutare i progetti che vanno ai poveri, ai villaggi e alle donne.

– Impegniamoci a fornire un’istruzione di qualità ad ogni ragazza e ragazzo nel mondo, perché il capitale umano è il primo capitale dell’umanesimo.

– Lasciate che la Gifra faccia proprie le seguenti parole; “Noi giovani non possiamo più tollerare che le risorse vengano sottratte alle scuole, all’assistenza sanitaria, al nostro presente e al nostro futuro per costruire armi e alimentare le guerre necessarie per venderle.
Vorremo dire ai nostri figli che il mondo in guerra è finito per sempre”.

– Come sempre ci dice la tradizione Francescana, prestiamo maggiore attenzione prima ai nostri fratelli e sorelle anziani delle nostre fraternità e a coloro che ci circondano. Il tema annuale proposto dalla Commissione Famiglia per l’anno 2021 prevede questa idea.

Concludiamo con le parole ispiratrici di Papa Francesco, pronunciate in un videomessaggio ai partecipanti del Economy of Francesco: “Dobbiamo accettare strutturalmente che i poveri abbiano sufficiente dignità per sedersi alle nostre riunioni, partecipare alle nostre discussioni e portare il pane alle loro tavole. Si tratta di molto più che “assistenza sociale” o “benessere”: stiamo parlando di una conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto degli altri nelle nostre politiche e nell’ordine sociale…L’approccio dello sviluppo umano integrale è una buona notizia da proclamare e mettere in pratica”13.

 

NOTE:

1 Cf. R. LABERTINI, Francesco, i suoi frati e l’etica dell’economia: un’introduzione, Spoleto 2020, pp.2-3.

2 R. LABERTINI, Francesco, i suoi frati., 9.

3 R. LABERTINI, Francesco, i suoi frati., 5.

4 Cf. The Earlier Rule., VII,3. Per un’idea generale sul tema del lavoro manuale dei frati invitiamo i lettori a consultare
F. ACCROCCA, I frati e il lavoro manuale dalle origini al secondo duecento: un percorso attraverso gli «scritti» e le Fonti biografiche, in L’identità complessa. Percorsi francescani fra Due e Trecento, Padova 2014, 125-149.

5 “…andavano molto spesso e aiutavano i poveri nei loro campi, e a volte queste persone davano loro del pane per amore di Dio” la Compilazione di Assisi, 56.

6 Il testo della mostra è stato pubblicato come, Economia Fraterna; Paternità di Dio e fraternità universale-cosmica, Assisi, 2020.

7 Era uno dei frati più austeri e apparteneva al movimento degli “spirituali” che difendevano una rigida e integrale osservanza sia della Regola che del Testamento di fra Francesco. Le rigorose proposte di Olivi per la vita la vita religiosa sono state espressamente condannate dal Capitolo Generale francescano del 1282. Anni dopo, nel 1319, papa Giovanni XXXII condannò anche il movimento degli Spirituali.

8 R. LABERTINI, Francesco, i suoi frati., 14-15. Per uno studio dettagliato sulla prospettiva francescana dell’economia vi invito a leggere, NÚŃEZ M.C, A Free and Fraternal Economy. The Franciscan Perspective, Arizona, 2017: O. BAZZICHI, La povertà pensata: Punto d’appoggio del pensiero francescano per una società conviviale, Roma 2017.
Ricordiamo che finalmente il V Concilio Lateranense, attraverso il decreto Inter Multiplices (4 maggio 1515), sancì ufficialmente l’organizzazione creditizia del Monte di Pietà.

9 Per uno studio dettagliato su di essi si prega di consultare F. AUTIERI, I Francescani seculari nel sociale “dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo” in Economia Fraterna; Paternità di Dio e fraternità universale-cosmica, Assisi, 2020, pp. 90-97.

10 www.francescoeconomy.org.

11 D. ŠUICA e P. GENTILONI, È il momento di spezzare le spirali della solitudine in Avvenire, Domenica 22 Novembre 2020, p. 3.

12 L’intervista è stata pubblicata su Avvenire, domenica 22 Novembre 2020, pag. 17. Raghuram Rajan è stato direttore del Fondo monetario internazionale (FMI) e governatore della Reserva Bancaria di India. È l’autore del libro The Third Pillar, in cui presenta un modo per ripensare il rapporto tra il mercato e la società civile e sostiene un ritorno al rafforzamento e al potenziamento delle comunità locali come antidoto alla crescente disperazione e ai disordini.

13 www.francescoeconomy.org.