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LEADERSHIP DEL FRANCESCANO SECULARE

SAN GIUSEPPE, “OMBRA DEL PADRE”

Introduzione

Quando si parla di San Giuseppe quasi immediatamente siamo portati a collegare la sua figura alle virtù del silenzio e del lavoro ma, probabilmente, non così immediatamente con le nostre idee di marito e padre. Eppure egli è lo sposo della Beata Vergine Maria e il padre di Gesù. Quest’anno, la Chiesa commemora i 150 anni della dichiarazione, avvenuta l’8 dicembre 1870 ad opera di Papa Pio IX, di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale. …

K O I N Ō N I A

  _ …insieme nel cammino

CONFERENZA DEGLI ASSISTENTI SPIRITUALI GENERALI OFS-GIFRA

2021  2

Anno 28

n.110

 

LEADERSHIP DEL FRANCESCANO SECULARE

SAN GIUSEPPE, “OMBRA DEL PADRE”

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Introduzione

Quando si parla di San Giuseppe quasi immediatamente siamo portati a collegare la sua figura alle virtù del silenzio e del lavoro ma, probabilmente, non così immediatamente con le nostre idee di marito e padre. Eppure egli è lo sposo della Beata Vergine Maria e il padre di Gesù. Quest’anno, la Chiesa commemora i 150 anni della dichiarazione, avvenuta l’8 dicembre 1870 ad opera di Papa Pio IX, di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale. Per segnare questa ricorrenza, Papa Francesco ha pubblicato la lettera apostolica Patris Corde allo scopo “di aumentare il nostro amore per questo grande santo, di incoraggiarci a implorare la sua intercessione e a imitare le sue virtù e il suo zelo”1 . Questa è anche la nostra preghiera mentre offriamo questo breve articolo all’OFS, alla Gioventù Francescana (GiFra) e ai loro assistenti spirituali. L’articolo sara sudiviso in questi tre temi: Essere ombra del Padre, La vocazione del padre e, san Giuseppe e la formazione.

Essere ombra del Padre

A seconda delle esperienze personali, la parola “padre” può evocare nelle persone sentimenti diversi. Lo scrittore polacco Jan Dobraczyński racconta la storia di San Giuseppe con un romanzo dal titolo “L’ombra del padre”2 in cui San Giuseppe è descritto come l’ombra del Padre. Anche se nessuno ha mai visto Dio (cfr. Gv.1,18), Gesù ci insegna a chiamarlo “Padre nostro”. Abbiamo bisogno di una persona a cui tutti possiamo guardare e dire: “Questo è un padre!”. Poiché Gesù Cristo ci rivela il pieno mistero dell’uomo3, non solo in quanto individuo ma anche in quanto essere relazionale, egli ci rivela, in San Giuseppe, anche il mistero di un padre. Nella filosofia platonica, il mondo materiale è l’ombra del mondo reale, che è superiore, celeste e spirituale. Presentando San Giuseppe come “l’ombra del Padre”, Dobraczyński sta in qualche modo indicandoci il patrono della Chiesa universale come immagine in terra del Padre celeste. Papa Francesco osserva che tutti e quattro i Vangeli si riferiscono a Gesù come “il figlio di Giuseppe”4. Dobbiamo tenere presente che il concepimento verginale di Gesù è stato un perfetto segreto di famiglia, tanto che storicamente Giuseppe era suo padre a tutti gli effetti. Egli è stato chiamato padre putativo, adottivo, nutritivo, ecc. e in questo Giuseppe riassume in sé tutte le dimensioni della paternità. Alla fine, tutti coloro che sono chiamati “padri” possono trovare in lui un modello preminente, una potente guida spirituale e un intercessore.

L’apostolo Paolo riconosce Dio come “il Padre dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra ” (Ef 3,15). Questo significa che tutti coloro che sono padri, sia naturalmente, che spiritualmente o per adozione, hanno una parte comune nella paternità di Colui che è il Padre di tutti. Ogni paternità riporta quindi a Dio. Infatti, Papa Francesco sottolinea che “un uomo non diventa padre semplicemente mettendo al mondo un figlio, ma assumendosi la responsabilità di prendersene cura”. In poi, “Tutte le volte che ci troviamo nella condizione di esercitare la paternità, dobbiamo sempre ricordare che non è mai esercizio di possesso, ma “segno” che rinvia a una paternità più alta”5. Questa accettazione può avvenire o quando il bambino è ancora nel grembo della madre o dopo la nascita. In ambi due casi, “Ogni volta che un uomo accetta la responsabilità della vita di un altro, in qualche modo diventa un padre per quella persona”6.

Ogni bambino, dice Papa Francesco, è portatore di un mistero unico che può essere portato alla luce solo con l’aiuto di un padre che rispetti la sua libertà”7. Nel Libro dei Maccabei, una madre ha dovuto assistere all’esecuzione dei suoi sette figli perché essi non avevano voluto mangiare la carne di maiale, in uno sforzo eroico per rimanere fedeli alla Legge di Dio. Rivolgendosi loro ella afferma : “Non so come siete apparsi nel mio grembo; non sono stata io a darvi il respiro e la vita, non sono stata io a plasmare ogni vostra parte”; (2Macc 7,22). Kahlil Gibran dice: “I tuoi figli, anche se vengono attraverso di te, non sono da te”8. Anche se i progressi della scienza e della tecnologia possono oggi spiegare con dettagli affascinanti alcuni processi biologici che avvengono dal concepimento alla nascita, è ancora vero che ogni bambino rimane unico ed è un mistero anche per coloro che partecipano attivamente alla sua concezione. Nessuno sceglie il suo sesso, nemmeno i genitori possono scegliere il sesso dei loro figli. Alcuni bambini nascono con disabilità e altri con deformazioni. Altri nascono con malattie e altri più sani. I genitori che accettano un figlio così come viene sono veramente l’ombra del Padre di tutti. Tuttavia, l’immagine dell’Ombra si adatta meglio alla figura paterna, perché il rapporto figlio-padre non è così immediato come quello tra madre e figlio.

La vocazione del padre

Padri non si nasce, ma si diventa”9. Lo si diventa quando si accetta la chiamata e ci si assume la responsabilità di far crescere un bambino. Per San Giuseppe, il momento determinante è stato quando egli ha accolto la chiamata a prendere Maria come sua sposa e a dare un nome al bambino che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo. (cf. Mt 1:18-21).

“Il nostro mondo oggi ha bisogno di padri”, e “anche la Chiesa ha bisogno di padri”10, dice Papa Francesco. La ragione per la quale il nostro mondo sta vivendo una crisi della paternità è con molta probabilità legato alla crisi religiosa del nostro tempo. Roberta Vinerba ha delineato questa crisi in un libro intitolato “Fare i padri, essere figli11. Come un’ombra non ha un’esistenza propria ma è sempre l’ombra di qualcosa, così sono i padri. Essi perdono la loro stessa ragion d’essere nel momento in cui perdono la connessione con Dio.

San Giuseppe ci rivela qualcosa dell’umiltà di Gesù Cristo che, “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,6-7). Con la concezione verginale, Gesù si è fatto mendicante della maternità di Maria e della paternità di Giuseppe. Sia la madre vergine che il padre casto erano liberi di accettare questo bambino o di rifiutargli il loro amore e la loro protezione. Con la sua concezione verginale, Gesù è diventato il più povero tra i poveri, un bambino che non aveva diritto ad avere la protezione di entrambi i genitori. Gesù è divenuto la rappresentazione di tutti quei bambini nati o che stanno per nascere e che gridano per essere accettati e adottati. Accogliendolo, Giuseppe è diventato il modello di tutti gli uomini che accettano i bambini nella loro vita e li accompagnano nella loro crescita. Allevandolo, proteggendolo, provvedendo a madre e figlio ed educandolo, Giuseppe è diventato il modello di tutti i padri che si impegnano nell’educazione dei loro figli.

“Ogni sacerdote o vescovo, dice Papa Francesco, dovrebbe poter dire, con l’apostolo, ‘Sono diventato vostro padre in Cristo Gesù attraverso il Vangelo”12. La vocazione alla paternità non riguarda solo la famiglia umana, ma anche la comunità spirituale. Ogni sacerdote, vescovo e formatore dovrebbe trovare in San Giuseppe un modello per la sua vocazione di padre. San Francesco d’Assisi dice: “Se io avessi tanta sapienza quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare il loro peccato perché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente in questo mondo se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri”13. In altre parole, come San Giuseppe ha ricevuto Gesù e lo ha presentato al mondo dandogli il nome grazie al quale tutti sono salvati, così ogni sacerdote riceve Gesù nell’umiltà della Santa Eucaristia e lo offre all’umanità. In un certo senso, i sacerdoti sono padri casti di Gesù nell’Eucaristia, e quindi sono un’ombra del Padre. Consideriamo in fine San Giuseppe come formatore.

San Giuseppe e la formazione

“La fecondità dell’amore coniugale non può ridursi unicamente alla procreazione dei figli, ma deve estendersi anche alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale”14. A Nazareth, “Giuseppe insegnava a Gesù a camminare, tenendolo per mano. … così che in Giuseppe, Gesù vide il tenero amore di Dio”15. Questa immagine si adatta bene ad un formatore. La formazione, infatti, non è indottrinamento o mera trasmissione di informazioni, ma è invece un prendere per mano l’altro per insegnargli a camminare sulla via del Vangelo in una fraternità francescana. Per prendere per mano un bambino, l’adulto normalmente scende al livello del bambino e cammina al suo passo. Questo è l’atteggiamento che assumono i buoni educatori e formatori. È l’atteggiamento di Gesù Cristo nell’incarnazione; egli si è umiliato per prendere per mano l’umanità. Era molto più facile per Gesù scrivere o rivelare in qualche altro modo una serie di leggi da seguire per la salvezza dell’umanità. Ma lui ha scelto di umiliarsi per diventare uno come noi.

“Essere padre significa introdurre i figli alla vita e alla realtà”16. La formazione non è una trasmissione di teorie astratte, ma un’iniziazione alla vita e alla realtà. La misura preventiva di distanziamento sociale giudicata necessaria per contenere la pandemia di COVID-19, ha imposto una sorta di distanza psicologica tra le persone rendendo i contatti personali ancora più difficili. Individui, comunità o addirittura nazioni si sono chiuse in una sorta di ghetto di paura e autoconservazione. Ricordo di un padre che si lamentava dicendoci che suo figlio non voleva più uscire di casa. Prendere la mano dell’altro significa toccare e tenere; significa aiutarlo/la a superare le paure e gli ostacoli, reali o immaginari, che si incontrano quando si esce dalle nostre zone di sicurezza per affrontare una nuova realtà. Questo accompagnamento genera un senso di sicurezza e di appartenenza che sono necessari per l’inserimento graduale dei nuovi arrivati nella fraternità. Questo è ciò che Giuseppe ha fatto con Gesù. Questo è ciò che i formatori devono fare in nome della Fraternità. I programmi di formazione devono servire a questo scopo in un cammino formativo personalizzato.

“Ogni volta che un uomo accetta la responsabilità della vita di un altro, in qualche modo diventa padre per quella persona”17. Per lo stesso principio, le persone diventano formatori quando accettano il servizio di accompagnare altri nel loro cammino come compagni e guide. Come San Giuseppe, i formatori sanno che a loro viene affidata la cura di persone che probabilmente sono infinitamente più grandi di loro. Questa consapevolezza li mantiene umili e impegnati ad accompagnare le persone loro affidate, perché ogni persona è unica e portatrice di una missione unica.

Una delle virtù che Papa Francesco evidenzia in San Giuseppe è quella dell’accettazione. “Giuseppe ha accettato Maria incondizionatamente”18. Così facendo egli ha accettato incondizionatamente Gesù. I formatori hanno bisogno di una tale incondizionata accettazione nei confronti di coloro che lo Spirito Santo conduce alla Fraternità. Il Santo Padre osserva che “Spesso nella vita accadono cose di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e di ribellione. Giuseppe ha messo da parte le sue idee per accettare il corso degli eventi e, per quanto misteriosi sembrassero, li ha abbracciati, ne ha assunto la responsabilità e li ha resi parte della sua storia”19. Il silenzio riverente e l’ascolto partecipativo sono espressioni di questa accettazione.

Un formatore è colui che accompagna gli altri nel loro cammino vocazionale, aiutandoli a discernere la volontà di Dio e a rispondere alla chiamata con libertà, impegno e generosità. San Paolo si rivolgeva ai cristiani della Galazia con queste parole “figli miei che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi” (Gal 4,19). Il formatore è colui che accetta di sopportare questi dolori del parto perché Cristo sia pienamente formato in un altro. Questo è ciò che Giuseppe ha sopportato affinché Gesù potesse crescere in statura e grazia per assumere la responsabilità totale della sua missione. Accompagnare significa: “Creare spazi che rendano possibile in ogni ambito la responsabilità, la fiducia e la trasparenza 20. La priorità è aiutare l’altro a crescere nella libertà, rispettando l’unicità di ogni persona. 21 San Giuseppe che ha amato Gesù “con un cuore di padre22 e lo ha accompagnato nella sua crescita fino alla maturità, ci illumina in questo servizio.

Un formatore deve gradualmente diventare “inutile”. “Un padre è più padre ed educatore nel momento in cui diventa “inutile”, quando vede che suo figlio è diventato indipendente e può percorrere i sentieri della vita senza essere accompagnato” 23. In altri termini, l’ombra del padre deve svanire man mano che coloro che sono accompagnati maturano nella vita. Possiamo parafrasare il Santo Padre affermando che “un formatore è più formatore nel momento in cui diventa ‘inutile’, quando vede che coloro che ha formato sono diventati indipendenti e possono camminare per i sentieri dell’OFS senza bisogno di essere accompagnati”. Tali formatori non sono soggetti allo spirito di possesso che, come dice ancora il Santo Padre, è il contrario della castità. Man mano che i nuovi arrivati progrediscono nell’Ordine, i loro formatori diventano “inutili” o addirittura cominciano a imparare da quelli che hanno formato. Essi possono pertanto ripetere quello che San Francesco ha detto ai Frati poco prima della sua beata morte: “Io ho fatto la mia parte. Che il Signore vi mostri la vostra”.

Conclusione

Il cammino spirituale che Giuseppe traccia per noi e specialmente per noi che siamo padri e formatori “non è un cammino che spiega, ma che accetta”24. Giuseppe ha accettato di diventare l’ombra del Padre perché il Figlio di Dio diventasse il Figlio dell’Uomo. Nel già citato romanzo di Dobraczyński, l’autore mette sulle labbra della Beata Vergine Maria l’affermazione che tutti siamo chiamati ad essere in qualche modo “ombra del Padre”. Sebbene ogni paternità in cielo e in terra prenda il nome da Dio, (cfr. Ef 3,14), San Giuseppe, riassume in sé il modello di vocazione per ogni padre; biologico, adottivo o spirituale. Dato che la Chiesa universale lo considera Patrono, Papa Francesco ci invita a trovare in lui il modello per ogni cristiano. Padri e formatori possono trovare in lui un modello, una guida e un intercessore per la chiamata e la missione che sono specificamente loro. Le parole di Gesù si adattano in modo speciale a San Giuseppe quando egli afferma che: ” li riconoscerete dai loro frutti “. (Mt 7,20). Anche se onoriamo San Giuseppe per il fatto di essere lo sposo della Beata Vergine Maria e il padre di Gesù, anche di lui Gesù direbbe: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,28).

Questa è la preghiera che il Santo Padre ci propone al termine della sua Lettera Apostolica :

Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male. Amen.

NOTIZIE

  • Commemorazione dell’8° Centenario del Memoriale Propositi, (1221-2021)

Sabato 22 maggio, presso la Basilica dei Santi Cosma e Damiano in Via dei Fori Imperiali, sede della Curia generale dei frati del TOR, in occasione dell’VIII Centenario del Memoriale propositi, la prima regola del Terzo Ordine di San Francesco è stata organizzata una celebrazione commemorativa alla quale hanno partecipato i rappresentanti del Terzo Ordine Regolare, dell’Ordine Francescano Secolare e alcuni invitati in numero limitato a causa delle restrizioni delle assemblee dovute alla pandemia COVID-19. Degna di particolare nota è stata la presenza di Sua Eminenza il Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi che ha portato i primi saluti a tutti. P. Amando Trujillo Cano, Ministro Generale del TOR, ha coordinato le attività della celebrazione. Il programma prevedeva oltre a quattro conferenze sul Memoriale anche due momenti di preghiera all’inizio e alla fine dell’incontro. Ad essi si sono aggiunti poi alcuni messaggi e saluti. Il Ministro generale dell’OFS era rappresentato da Isabella di Paola, OFS, Segretaria generale. Il Ministro Generale dei Frati Conventuali, P. Carlos Trovarelli ha inviato un saluto che è stato letto a tutti, mentre gli Assistenti generali OFS, Pedro Zitha, OFM e Francis Bongajum Dor, OFMCAP. hanno rappresentato i Ministri generali dei rispettivi Ordini. La celebrazione si è conclusa con un leggero rinfresco nel cortile della basilica. I partecipanti hanno poi ricevuto, quale ricordo, una copia dell’ultimo libro di Lino Temperini sulla storia del Memoriale propositi ed alcuni altri ricordini.

  • Olanda – Capitolo Nazionale Elettivo

Dall’11 al 13 giugno si è tenuto a Nieuwkuñk il Capitolo nazionale elettivo dell’OFS dei Paesi Bassi che è stato presieduto da Ana Fruk, OFS, delegata dal Ministro generale Tibor Kauser, OFS e da Fr. Wim Pot, OFM delegato della Conferenza degli Assistenti Spirituali (CAS). Al Capitolo hanno partecipato 15 capitolari, 1 religioso e 8 osservatori. Il 13 giugno sono stati eletti i nuovi membri del Consiglio Nazionale dei Paesi Bassi con questo esito : Theo Reuling, OFS è stato riconfermato Ministro nazionale e Michel Versteegh, OFS, Consigliere internazionale. Il capitolo è stato vissuto in un bellissimo clima fraterno.

  • Guatemala- Capitolo Nazionale Elettivo

Dal 12 al 14 giugno la Fraternità Nazionale del Guatemala ha celebrato il suo Capitolo elettivo presso il Centro Pastorale Diocesano al Km 166, Jalada, Guatemala. Esso è stato presieduto da Isabel Líma Perez delegata del Ministro Generale Tibor Kauser e da Fr. Gerardo Moore, OFM delegato della Conferenza degli Assistenti Spirituali (CAS). Il Capitolo ha avuto come tema: “800 anni di vita francescana, nel cuore della nostra spiritualità”. Erano presenti 59 capitolari e 2 osservatori. Il Vescovo della diocesi di Jacapa, Mons. Benedicto Moscos Miranda ha presieduto la Santa Messa inaugurale. Mariano Rodríguez è stato eletto Ministro Nazionale e Consigliere Internazionale, Vice Ministro e Consigliere Internazionale sostituto è Felipe Vasquez Zanchez, e José Luis Tzirin Zapeta il responsabile della formazione. Il Capitolo si è svolto in un clima molto fraterno con una partecipazione gioiosa. Tutti i membri del capitolo si sono dichiarati determinati a portare avanti l’Ordine Francescano Secolare del Guatemala secondo quanto indicato dal tema del Capitolo.

  • Italia – Capitolo Nazionale Elettivo

Dal 1 al 4 luglio, presso la Domus Laetitiae di Assisi, la fraternità nazionale dell’OFS d’Italia ha celebrato il capitolo elettivo. Erano presenti tutti i 46 capitolari convocati alcuni dei quali erano rappresentati dai loro delegati. Oltre a loro erano presenti alcuni osservatori, tutti e 4 gli assistenti spirituali e alcuni ospiti. Il Capitolo è stato presieduto da Tibor Kauser, OFS, Ministro generale, accompagnato da Fr. Francis Bongajum Dor, OFMCap, Assistente spirituale generale. Poiché il capitolo era stato rimandato per più di un anno a causa della pandemia del Corona virus, i partecipanti sono arrivati pieni di zelo e animati da una grande gioia. Dopo l’introduzione generale e lo svolgimento dei compiti preliminari, il pomeriggio di venerdì 2 luglio è stato dedicato alla preghiera, alle confessioni e alla Santa Messa che si sono tenuti presso il Santuario della Spogliazione di Assisi. Nel pomeriggio di sabato 3 luglio si è tenuta la sessione elettiva: Luca Piras è stato eletto ministro nazionale subentrando alla ministra uscente Paola Braggion. Secondo gli statuti nazionali egli ricopre anche il ruolo di consigliere internazionale. Tibor Kauser ha confermato gli eletti e, al termine delle votazioni, ha installato il nuovo consiglio. La Messa di chiusura, presieduta da Fr. Francis Dor e concelebrata insieme a tutti e quattro gli assistenti spirituali nazionali e da un altro frate in visita è stata celebrata nella cappella principale della Domus Laetitiae. Questo capitolo è stato ben preparato in ogni aspetto e vissuto in un clima di preghiera, serenità e gioia fraterna.

1 Lettera Apostolica Patris corde del Santo Padre Francesco in occasione del 150° anniversario

Della dichiarazione di san Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale, 8 dicembre 2020, in https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20201208_patris-corde.html, n° 7; d’ora in poi, PC.

2 Il titolo originale è Cień Ojca, Warsaw, 1977

3 Cf. GS n° 1

4 PC n° 1

5 PC n° 7.

6 Idem.

7 Idem.

8 Kahlil Gibran, Il Profeta, 1926, ed. 1980.

9 PC n° 7.

10 Idem.

11 Cf. Vinerba R, Fare I padre essere figli, paoline, Milano 2008

12 PC n° 7.

13 Testamento 9.

14 Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2221.

15 PC n° 2.

16 PC n° 7.

17 idem.

18 PC n°4.

19 Idem.

20 Ratio formazionis ordinis dell’ Ordine dei Frati Minori Cappuccini , n° 149.

21Cf. Ratio formazionis Ordinis, idem.

22 PC, Introduzione

23 PC n° 7.

24 PC, n° 4.