Aprile 2025: Benedetto-Giuseppe Labre (1748-1783) (16 aprile)

Benedict-Joseph Labre

Benedetto Giuseppe Labre nacque ad Amettes (Francia), diocesi di Arras, primogenito di una famiglia di quindici figli. Suo zio, che era parroco, lo accolse volentieri occupandosi della sua prima educazione al sacerdozio. All’età di sedici anni, Benedetto Giuseppe si era rivolto allo zio chiedendo che lo aiutasse a diventare monaco trappista, ma i suoi genitori non glielo avevano permesso chiedendogli di aspettare di essere aver raggiunto la maggior età. Benedetto Giuseppe Labre partì ugualmente per l’Abbazia di La Trappe per fare domanda di essere ammesso all’Ordine ma, purtroppo, non soddisfaceva i requisiti necessari. Era minorenne, troppo delicato di salute e non aveva raccomandazioni particolari. In seguito aveva tentato di unirsi ai certosini e ai cistercensi, ma entrambi gli ordini lo avevano respinto giudicandolo inadatto alla vita comunitaria. Era stato per circa sei settimane, postulante presso i certosini di Neuville. Nel novembre 1769 aveva ottenuto l’ammissione all’abbazia cistercense di Sept-Fonts dove, dopo un breve soggiorno, la sua salute aveva ceduto e, pertanto era stato deciso che la sua vocazione fosse altrove.

Egli sentiva un profondo desiderio, che credeva fosse ispirato da Dio e influenzato dagli esempi di Alessio di Roma e del pellegrino terziario francescano, San Rocco. Questo desiderio lo portò ad “abbandonare la sua patria, la sua famiglia e tutte le comodità terrene per vivere un nuovo tipo di vita, una vita estremamente dolorosa e penitenziale. Invece di cercare la solitudine in un deserto o in un convento, scelse di viaggiare per il mondo come pellegrino, visitando i luoghi famosi della devozione cristiana”.

Nel 1778, egli si unì al Terzo Ordine di San Francesco e si impegnò a vivere una vita di povertà e pellegrinaggio. Si recò per la prima volta a Roma a piedi, vivendo di ciò che riusciva a ottenere chiedendo l’elemosina. In seguito, viaggiò verso la maggior parte dei santuari più importanti d’Europa. Visitò Loreto, Assisi, Napoli e Bari in Italia, Einsiedeln in Svizzera, Paray-le-Monial in Francia e Santiago de Compostela in Spagna. Durante questi viaggi viaggiava sempre a piedi, dormendo all’aperto o in un angolo di una stanza, con i vestiti sporchi e laceri. Viveva con quel poco che gli veniva dato e spesso condivideva con gli altri quel poco che riceveva. Si dice che parlasse raramente, pregasse spesso e accettasse in silenzio gli insulti che riceveva.

Con questo comportamento Labre stava seguendo il ruolo del mendicante, il “Pazzo di Cristo”, che si trovava più spesso nella Chiesa orientale. Trascorreva molte ore in adorazione del Santissimo Sacramento. Spesso quando contemplava la corona di spine sveniva e, durante questi stati, si dice che levitasse o che avesse il dono della bilocazione. Si dice anche che abbia curato alcuni dei senzatetto che incontrava e che abbia moltiplicato il pane per loro. Negli ultimi anni della sua vita (trentenne), visse a Roma, per un periodo nelle rovine del Colosseo e se ne andava solo per fare un pellegrinaggio annuale al santuario di Nostra Signora di Loreto. Era una figura familiare in città ed era conosciuto come il “santo delle Quarant’Ore” per la sua dedizione all’adorazione eucaristica.

Morì a Roma il 16 aprile 1783.

Subito dopo la sua morte, il popolo lo proclamò santo. Il papa Pio IX lo riconobbe come beato e papa Leone XIII lo proclamò santo della Chiesa.